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SILURUS GLANIS


Ho sempre sostenuto, e per questo sono stato più volte redarguito dai pescatori (io stesso sono un pescatore), che l’immissione del Silurus glanis nel Po fosse uno dei colpi più duri inferti all’equilibrio dell’ecosistema. 
Dalle mie parti, quando si vuole disquisire di fiume o di pesca, è d'obbligo rifarsi agli esperti, coloro che il Po da sempre frequentano. Essi conoscono i periodi di magra, di piena, prevedono le ciclicità stagionali, sanno osservare gli indizi di cambiamenti insiti nei comportamenti degli animali, dalla direzione del vento, dall’aumento della schiuma sull’acqua ecc. La loro frequentazione del fiume deriva in particolare dall’attitudine e dalla passione per la pesca, sport nel quale sono veri e propri maestri. Non gli si dica però che il motivo del vistoso calo di pesce del fiume è imputabile al siluro, ne conseguirebbero infinite discussioni basate sulla ricerca e l’elencazione di tutte le altre cause dannose alla fauna ittica autoctona, a detta loro ben più importanti ed invasive del Silurus glanis.
Così, rimasto nelle mie convinzioni naturalistiche inespresse per anni, qualche giorno fa mi sono imbattuto, come molti di voi sospetto, nella visione di un filmato che testimonia le spiccate attitudini predatorie del S. glanis esattamente come le ho sempre immaginate.


Il siluro è un grande predatore e la sua mole ne è testimonianza diretta.
Molte specie ittiche del Po, sia aliene, sia autoctone ne hanno risentito l’immissione o continuano tuttora a risentirne.
Generalmente il siluro si nutre di pesci, avannotti, crostacei, anfibi e a volte piccoli mammiferi, ma la penuria alimentare, dettata da condizioni ecologiche precarie come l’inquinamento, la scarsità d’acqua, l’habitat ristretto e la sovrabbondanza numerica, possono indurre questo temibile predatore a scagliarsi contro prede che generalmente non entrano nella normale dieta.
Così si manifestano fenomeni di predazione a carico di uccelli ad esempio, come i piccioni del filmato, o verso gallinelle d’acqua, folaghe o germani, come mi capitò d’osservare anni fa in una riserva di pesca isolata dalla rete idrica, nella quale i predatori avevano raggiunto una densità insostenibile per quel microecosistema chiuso. Ma non è esluso che in questa dieta "straordinaria" possano entrarvi anche dei mammiferi.
Un’altra testimonianza a tal riguardo, deriva dall’osservazione diretta di operatori della municipalizzata di Cremona, a carico di alcuni esemplari di Silurus glanis che qualche buon tempone "liberò" nella vasca della fontana dell’aiuola di Porta Po a Cremona. Terminati i pesci rossi, i tre esemplari in vasca, due subadulti di circa 10 kg ed un adulto di 25 kg, per sopravvivere si sono dati alla predazione estrema catturando i piccioni che si affacciavano alla fontana per abbeverarsi. Il risultato furono numerose ossa e carcasse di volatili rinvenute in vasca, nonché la sopravvivenza dei tre grossi esemplari in pochi metri cubi d’acqua per anni.
Questi appena citati sono alcuni dei fenomeni legati alla presenza di un superpredatore in un ecosistema, specialmente se questo è chiuso come una lanca o un bodrio. Questi effetti sono tanto meno evidenti ed immediati in un ambiente in cui il ricambio di acque, o i microhabitat riproduttivi risultano connessi all’andamento stagionale e foraggiati dall’immissione di affluenti.
Nel Rodano, in Francia, però, alcuni ricercatori hanno osservato ed evidenziato altri comportamenti invasivi e dannosi sull’ecosistema ad opera di questa specie. Si tratta in particolare di fenomeni poco osservati in passato come le aggregazioni di numerosi esemplari adulti.


Boulêtreau et al. (2011) osservano aggregazioni monospecifiche di esemplari di siluro, di grandi dimensioni, con movimenti circolari nell’ambito di ben 17 studi effettuati mediante snorkeling nel fiume Rodano. Il numero di individui nell’aggregazione venne individuato in un valore medio di 25 (± 10) individui adulti di dimensioni comprese tra 120 e 210 cm e peso corporeo da 12 a 65 kg. Queste aggregazioni, costituite generalmente da 15 - 44 individui, rappresentavano una biomassa totale stimata di 386-1132 kg. 
L'osservazione suggerì che il motivo responsabile di queste aggregazioni non poteva essere associato al normale comportamento, alla riproduzione, all’attività trofica o ad un comportamento di difesa anti-predatoria. Gli individui in aggregazione erano attivi, sempre in nuoto, ma non erano tutti rivolti nella stessa direzione come in banchi polarizzati. Non vennero osservati movimenti sincroni e, al contrario di banchi di pesci nei quali in genere gli individui conspecifici mantengono una equidistanza minima, gli individui in queste aggregazioni nuotavano, spesso in direzioni opposte, sfregandosi l’uno contro l'altro. Pertanto, queste aggregazioni non rappresentano banchi di pesce in senso stretto. 
A causa delle dimensioni molto elevate di queste aggregazioni di individui (circa cinque volte più pesanti rispetto a quelle delle specie ittiche autoctone), esse possono portare a importanti conseguenze funzionali negli ecosistemi in cui si verificano. Un esempio marino è l’influenza della defecazione e l'escrezione di aggregazioni ittiche ad alta densità al di sopra di barriere coralline, capaci di fornire importanti quantità di azoto e fosforo tali da indurre un aumento del tasso di crescita dei coralli. Inoltre, i pesci, possono dislocare nutrienti all'interno dell'ecosistema alimentandosi in una posizione e defecando in un altra.  L’eterogenea distribuzione spaziale dei pesci può anche creare hotspot biogeochimici, luoghi cioè dove rilascio di nutrienti da parte degli animali supera la necessità dei produttori primari.
Ed è questo il caso delle aggregazioni di Silurus glanis nel Rodano, in Francia, dove le aggregazioni osservate costituiscono i più imponenti hotspot biogeochimici mai segnalati in ecosistemi d'acqua dolce. Secondo le stime riportate nell’articolo di  Boulêtreau et al. (2011), le stime corrispondono a 83-286 volte e 17-56 volte i valori massimi di P e N riscontrati a seguito di fenomeni di escrezioni di pesci, riportati in letteratura. Si tratta quindi di un nuovo fenomeno, del tutto inatteso, del potenziale impatto ecologico di Silurus glanis sull’ecosistema fluviale.


Bibliografia

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Commenti

  1. Proporresti un eradicazione per questa specie? E se si è possibile?
    Il siluro sta risalendo l'Adda pensi potrebbe colonizzare il Lario?

    è mai stata tentata l'eradicazione di specie aliene invasive come il gambero di fiume americano in Italia?

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  2. Non mi ero firmato ieri.

    Valerio

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  3. Ciao Valerio, io non ho proposte in merito ad una riqualifica ambientale del Po a causa della presenza di specie aliene. Parlando con chi pesca nel fiume ci si rende conto che ormai le specie alloctone sono il 60-70%, significherebbe stravolgere un intero ecosistema che ormai è mutato. Il mio post rappresenta una sommaria indagine del problema, incentrata su un paio di fenomeni osservati che fino a poco tempo fa non erano considerati. Personalmente non ho una soluzione a tal riguardo. Ho letto di tentativi di eradicazione o di contenimento di specie con l'immissione di agenti patogeni o parassiti o competitori, ma mi sembra che i danni abbiano superato i benefici. Di certo gli studi e le osservazioni elencate nel post sono utili per comprendere meglio e più a fondo il problema.

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  4. forse sarà arrivato il momento di sostituire l'orata al cartoccio con il siluro...

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