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SCHEGGE EVOLUZIONISTICHE...

Il Levalloisiano (da Levallois-Perret in Francia) è una tecnica di scheggiatura della selce (o di altri tipi affini di roccia) che deriva dalla scoperta di produrre, attraverso la preparazione del nucleo, schegge di forma predeterminata.
Da sempre, i manufatti levalloisiani europei, sono attribuiti all’Uomo di Neandertal.
Ritrovamenti di resti fossili attribuibili a questa specie sono ormai sparsi per tutta Europa, in un areale geografico che si estende fino ad alcune parti del Medio Oriente (Israele, Iraq, Palestina). Nessun ritrovamento invece viene registrato in territorio Africano, ed in particolare per la parte confinante col Mar Mediterraneo, dove questa specie sarebbe potuta arrivare durante particolari fasi climatiche in grado di creare ponti e passaggi.
Al contrario invece, infinitamente numerosi in particolare in nord Africa, sono i manufatti di tecnica levalloisiana.
Chi li ha prodotti? Come sono arrivati fin lì?
Generalmente schegge e nuclei levalloisiani sono spesso rinvenuti con manufatti di industria clactoniana in Africa ed in Europa, oppure con l’industria musteriana in Europa, e con quella ateriana in Africa.
Un’analisi più accurata sui manufatti di tecnica levalloisiana e sulla bibliografia che ne accompagna i ritrovamenti ha permesso di verificare un’età più avanzata dei resti archeologici africani rispetto i corrispondenti europei. E’ quindi lecito pensare che la cultura africana sia arrivata in Europa portata da una specie che la praticava da tempo già in Africa tramandandola poi a neanderthal in Europa. Con ogni probabilità, questa specie è anche il progenitore di H. neanderthalensis.
L’ipotesi risulterebbe accreditata qualora si ritrovassero fossili di quest’altra specie sia in Africa sia in Europa e Medioriente. Un importante primo ritrovamento di resti fossili avvenuto nel sito di Mauer vicino a Heidelberg, in Germania, permise di identificare una nuova specie estinta di ominidi inizialmente erroneamente considerata solo europea. Questa specie venne chiamata Homo heidelbergensis.
Ritrovamenti successivi grazie all’identificazione di caratteri tassonomici distintivi tra H. heidelbergensis, H. sapiens e H. neanderthalensis, determinarono l’identificazione di un vasto areale in cui la prima specie si era diffusa. Una vasta zona che partiva dall’Africa per espandersi in Europa e Medioriente. La diffusione mediterranea, europea e Mediorientale di H. eidelbergensis fa si che esso possa considerarsi la specie migrante africana progenitrice di H. neanderthalensis in Europa e a H. sapiens in Africa.
La tecnica levalloisiana in un certo senso può essere considerata un filo d’Arianna capace di collegare nel tempo e nello spazio tre specie del genere Homo, identificandone il cammino geografico ed evoluzionistico. Da una specie primordiale, attraverso distinti eventi di speciazione si sono gradualmente generate altre due specie: una morfologicamente adatta a climi rigidi glaciali, H. neanderthalensis e l’altra ad ambienti più temperati, H. sapiens. Due processi evolutivi indipendenti, caratterizzati da una gradualismo filetico facilmente riconoscibile nei graduali cambiamenti morfologici, a loro volta responsabili della confusione nella classificazione dei fossili.

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