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TRACCE FOSSILI DI PREDAZIONE

Questo post, relativo ad un piccolo frammento di carapace di una grande tartaruga di palude, rappresenta una osservazione che può divenire spunto di indagine scientifica. 
Il reperto, un piccolo frammento osseo di forma irregolare (L=51,6 mm; l=41,3 mm) e di elevato spessore (16,8 mm), appartiene certamente ad una tartaruga di notevoli dimensioni. 
Sulla superficie esterna, liscia e pianeggiante, si rinvengono numerosi forellini, del diametro medio di circa 2,6 mm e profondi da 0,52 mm a 1,99 mm, che secondo una prima impressione potrebbero essere attribuiti al consumo osseo del carapace ad opera di una patologia cutanea batterica o fungina  come la SCUD (Septicemic Cutaneous Ulcerative Disease) o la USD (Ulcerative Shell Disease). Un'analisi più accurata della distribuzione dei fori rinvenuti però, mette in luce una loro disposizione ordinata secondo un arco stretto ed allungato. Tale forma, per analogia, può essere messa in relazione con la mascella di un predatore appartenente all'ordine crocodylia (http://it.wikipedia.org/wiki/Crocodilia).
La provenienza del fossile da sedimenti palustri della Florida (USA) lascia propendere per una attribuzione al genere Alligator, l'alligatore americano.
La  forma chiusa dell'arco suggerisce essere l'impronta terminale della mascella che,  caratterizzata da una ridotta larghezza palatina (24,7 mm), dovrebbe essere attribuita ad un animale di ridotte dimensioni.
Stupisce che un predatore così piccolo  possa aver afferrato e danneggiato, anche solo superficialmente, un carapace dello spessore di quasi 2 cm. Si potrebbe altresi supporre che il "piccolo" possa aver addentato un frammento lasciato dalla predazione sulla tartaruga di un adulto, anche se il lato prossimale del carapace non mostra alcun segno dei denti.
La forma del frammento non consente un'immediata collocazione anatomica nel carapace, e nemmeno una sua classificazione. 
Solo lo spessore rappresenta un elemento non trascurabile nell'indicazione di elevate dimensioni della tartaruga.


Reference
  1. Avanzi M. e Millefanti M., Il grande libro delle tartarughe acquatiche e terrestri, De Vecchi Editore, Milano, 2003
  2. Brunetti L., Millefanti M., La SCUD in tartarughe e testuggini, in "Veterinaria" vol. 11.3, SCIVAC, Cremona, giugno, 1987.

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