Passa ai contenuti principali

IL LEONE DEL PO SECONDO TROCO

 (Il leone del Po, Troco, 2017)

Il fossile in esame è una emimandibola sinistra perfettamente conservata di Leone (Panthera leo), presumibilmente spelaeus. Non vi è ancora l’assoluta certezza, essendo il fossile non ancora studiato dal punto di vista morfometrico, paleogenetico e radiometrico.  Di esso sappiamo solo la provenienza: alluvioni quaternarie del Po e l’attribuzione specifica ma non sottospecifica. Utile sarebbe stato il completamento di queste indagini prima della realizzazione di un quadro ma tempistiche ed esigenze museali hanno imposto un allestimento corredato da una ricostruzione paleoartistica. E come è ormai d’uso frequente, anche questo caso paleontologico è stato affidato al paleoillustratore Emiliano Troco.
Di seguito un’intervista descrittiva sull’ultima fatica pittorica dell’autore.

DAV: Allora, caro Emiliano, cosa puoi raccontarci a riguardo di questo magnifico, per non dire colossale (250 x 115 cm), dipinto? Ad esempio quale tecnica hai adottato per quest’ultima tua produzione?
TROCO: ovvio, come sempre olio su tela. Ma già lo sapevi… Poi chiaramente la realizzazione è stata preceduta da bozzetti preliminari…
DAV: realizzati?
TROCO: penna su carta. Se vuoi aggiungo anche che li ho già, come al solito, prontamente cestinati…
DAV: entriamo nel merito del dipinto: il soggetto principale è il leone. Inserito in un contesto ambientale ben preciso dal punto di vista temporale, geografico e climatico… Quali sono gli indizi cardine che contestualizzano il tutto?
TROCO: …ok… innanzi tutto le montagne: le cime più alte sono Alpi lombarde con delle prealpi nel piano immediatamente precedente. Le Alpi sono innevate anche se la fase vegetazionale in primo piano è quella tipica del primo autunno. Una stagione non fredda ma di un’epoca glaciale. Poi c'è tutta le vegetazione; le essenze scelte sono quelle caratteristiche del Pleistocene padano: betulle e querce.
DAV: volendo esagerare, le essenze vegetali rappresentate possono addirittura essere distinte in specie?
TROCO: voglio essere sincero. Ho rappresentato sia la betulla che la quercia in maniera abbastanza generica ma tendendo a suggerire l’idea che la betulla sia di torbiera (Betula pubescens), e questo si potrebbe evincere dall’esilità dei tronchi e dalla torbiera come substrato; la quercia invece suggerirebbe una farnia (Quercus robur) molto evidente nell’esemplare a destra con un tronco ramificato fin dalla base differentemente dall’esemplare sullo sfondo a sinistra che potrebbe essere un rovere (Quercus petraea). Infatti è risaputo che in natura tali specie coesistono ed ibridano facilmente ma la scelta artistico/estetica consapevolmente libera ha prevalso su quest’ultimo fatto. L’esemplare più in primo piano è comunque la specie potenzialmente più comune.
DAV: bene, ora concentriamoci sulle caratteristiche scelte per descrivere il leone…
TROCO: mi sono basato sulle descrizioni relative al leone delle caverne. Per distinguerlo da un leone attuale dobbiamo concentrarci su particolari estetici, meno legati all’anatomia ma soprattutto all’aspetto esterno.
Non vi sono dati diretti sull’aspetto esteriore quindi i documenti più utile parrebbero essere le numerose pitture rupestri che ritraggono i leoni. Seguendo i risultati di indagini eseguite su queste pitture, emerge la ridotta criniera, assente o forse sminuita da una folta pelliccia post craniale. Una pelliccia simile a quella della tigre siberiana o del puma direi. Sulla coda ho preferito non accentuare il pelo folto perché nelle pitture rupestri risulta spesso visibile il ciuffo apicale. Infine, in questi disegni preistorici è evidenziata una linea longitudinale che probabilmente indica una divisione della livrea in due aree: una ventrale e una dorsale. Ora, osservando la maggior parte dei mammiferi caratterizzati da questa demarcazione, l’area ventrale è generalmente chiara o bianca. La scelta quindi è ricaduta su questa soluzione che, tra parentesi, contrasta con le livree delle attuali sottospecie di leone. Inoltre, una soluzione pittorica di illuminazione con luce diretta ha portato le parti chiare ad essere ulteriormente potenziate e, tramite l’accostamento di forti ombre portate, a divenire il vero soggetto dell’immagine.
DAV: la scelta di non inserire nel dipinto alcuna altra specie da cosa dipende?
TROCO: risarò sincero: la commissione richiesta aveva come soggetto il Leone delle caverne nel suo ambiente. In più si tratta di una ricostruzione dedicata ad un solo esemplare definito da un unico fossile. E allora il soggetto deve essere indisturbato e inequivocabile. Un “ritratto” naturalistico insomma.
DAV: quanto tempo hai impiegato per la realizzazione definitiva del dipinto?
TROCO: questa è una domanda a cui di solito non rispondo. Ma per simulare il solito oggi facciamo che è un giorno in cui rispondo: credo di ricordare tre o quattro giorni di bozzetti, studi ed acquisizione di informazioni ambientali e sul soggetto. La realizzazione pittorica invece è durata poco più di due settimane, mi pare. Ma quando lavoro a queste opere la tendenza è quella di non tener conto di nulla dimenticando il tempo che passa…
DAV: una cosa che incuriosisce i visitatori di una mostra, e magari anche appassionati lettori di questo blog, è sapere quale prezzo possa avere un’opera di questo tipo…
TROCO: minchia, tosta questa domanda….
Non è facile valutare un’opera tenendo conto del mercato dell’arte e del contesto collezionistico sul quale grava soprattutto la questione del nome dell’artista e non l’opera sola in sé. Però, escludendo avventurosi che sparano prezzi immeritatamente alti, si può sempre tentare una valutazione onesta del proprio lavoro. Io mi penso come un artista medio, non famoso ma abbastanza bravo. Direi quindi che un pezzo del genere potrebbe tranquillamente valere dai 5.000 ai 10.000 euro. Poi, chi mi conosce lo sa, il mio debole sono gli sconti e quando vedo emotività, interesse per una mia opera, rispetto e collaborazione… mi viene automatico andare incontro alle esigenze abbassando il prezzo, sempre però mantenendo una quotazione rispettosa. Ad eccessive richieste di abbassamento del giusto costo preferisco dire: piuttosto ti regalo l’opera….(!)
DAV: consiglieresti ad appassionati collezionisti di paleontologia o di arte di acquistare un Troco?
TROCO: eh… cosa vuoi che ti risponda. Certamente si. Comprate un Troco! Perché avrete sicuramente qualità, originalità, intensità, probabilmente qualche piccolo difetto che però dà carattere all'opera ma soprattutto sarei io a essere felice di lasciare una parte di me in possesso di qualcun altro: un artista lavora per la collettività, non per sé stesso.
DAV: va bene, sono molto soddisfatto di questa chiacchierata, credo sia opportuno versare un altro sorso di Jack Deniel’s. Sei d’accordo?
TROCO: …assolutamente si, è assurdo abbandonare mezza piena una bottiglia.

Commenti