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G. VERDI, IL PONTE SUL PO


Nel 1919, per la precisione il 20 febbraio, veniva indetta dall’Amministrazione comunale di Roccabianca un’importante adunata di comuni della Provincia di Parma per associarsi ai voti emessi in quei giorni da Enti, Comuni e personalità del Cremonese, allo scopo di ottenere l’esecuzione di un ponte sul Po.
Sul finire dello stesso anno venne istituito il Consorzio per la strada Pescarolo-Isola Pescaroli tra i comuni di San Daniele Ripa Po, Cella Dati, Pieve S. Giacomo, Cicognolo, Vescovato e Pescarolo.
Assicurati dal Governo e dalla Provincia che non sarebbero mancati aiuti, questi comuni si unirono in un Consorzio e deliberarono la costruzione di una strada destinata ad allacciare con un Ponte sul Po la Provincia di Cremona e quella di Parma.
A tale scopo furono indette frequenti riunioni presso le sedi Provinciali di Parma e Cremona.
L’On. Giuseppe Micheli di Parma, allora Ministro dei Lavori Pubblici, ne fu interessato e in una riunione del 14 febbraio 1921 tenuta nella sede del Genio Civile di Parma, espresse parere favorevole, riconoscendo l’utilità pubblica di tale opera. I lavori politici e le trattative continuarono col governo in carica che si arenò però con la transizione al Fascismo, il quale per non lasciar traccia di esso, seppellì nell’oblio la bella iniziativa di quei comuni socialdemocratici, proprio quando sembrava imminente, per interessamento dell’allora Ministro del LL. PP. On. Micheli, la costruzione di un ponte fisso tra Ragazzona e Isola Pescaroli.
Nel 1934 ci fu un tentativo di ripresa delle trattative da parte dell’Ing. Carlo Pasetti, Podestà di Roccabianca, ma in seguito ai fatti bellici (Guerra d’Etiopia) il progetto fu ostacolato e dimenticato.
Negli anni dell’invasione Isola era diventata un arsenale di traghetti. I tedeschi vi avevano creato il loro centro di smistamento truppe ed era stato designato e allo scopo fortificato come il punto centrale di raccolta delle truppe in fuga dalla Via Emilia, dopo la rottura dei vecchi ponti sul Po.
A liberazione avvenuta, gli abitanti di Isola Pescaroli recuperarono il traghetto che, riparato, fu messo in funzione; il traffico era tutto normale a quello che avveniva al porto di Cremona.
Nel 1945 il Sindaco di Roccabianca, Angelo Tonna, riprese in esame, con molto entusiasmo, il vecchio progetto.
Il 20 aprile 1946 convocò i sindaci dei comuni cremonesi di San Daniele Ripa Po, Sospiro, Pieve S. Giacomo, Cella Dati, Cingia de Botti, Motta Baluffi, Castelponzone, San Martino del Lago ed altri, nonché i comuni interessati della Provincia di Parma per discutere del seguente argomento: Installazione provvisoria di un Ponte di chiatte sul Po. Dopo una lunga discussione, all’unanimità, i sindaci diedero la loro adesione delegando Tonna alla ripresa delle diverse pratiche con un rappresentante del Comune di San Daniele e cioè il parroco di Isola Pescaroli Don Martino Aletti.
Il 10 settembre 1946 Tonna inviava una lettera all’On. Romita, Ministro del Lavori Pubblici. Era l’inizio della pratica per un ponte in chiatte a Ragazzola (PR).
Nel 1947 anche il comune di Roccabianca si associava al Consorzio per la strada Pescarolo-Isola Pescaroli.
Il 5 agosto 1948, il Sindaco Carlo Damiani di San Daniele Ripa Po, per il Consorzio Pescarolo-Isola Pescaroli, invitava presso lo studio dell’Ing. Soldi in Cremona la Giunta Esecutiva del Consorzio e il Sindaco di Roccabianca “per deliberare il collocamento del ponte in chiatte di Isola Pescaroli”.
Il 7 agosto 1948 intanto, l’On. Cappi avvisava gli amici di San Daniele d’aver interessato della cosa il Ministro Tupini.
Don Martino Aletti, insieme al rappresentante della Democrazia Cristiana di San Daniele Ripa Po , il Sig. Aristide Marabotti, come rappresentante del Consorzio della strada Pescarolo-Isola Pescaroli, era a Roma per sottoporre al Ministro dei Lavori Pubblici la domanda per la cessione del ponte in chiatte di Cremona, reso ormai inutile dalla costruzione del ponte in Ferro.
Si stava imbastendo una trattativa politica nella quale comuni socialcomunisti proponevano i loro intenti al Governo attraverso un rappresentante democristiano del territorio. La proposta venne presentata a Roma come l’opportunità da parte della Democrazia Cristiana di raggiungere un risultato fondamentale per l’economia della bassa cremonese e parmense raccogliendo consensi tra l’opinione pubblica spendibili alla prossima campagna elettorale.
Nel 1955 viene edificata a Isola Pescaroli la chiesa parrocchiale in stile romanico moderno su progetto dell’architetto Vito Rastelli di Cremona. E’ il primo santuario d’Italia dedicato alla Madonna della Fiducia. Dieci anni dopo la Madonna della Fiducia viene incoronata Regina del Po.
Il 3 settembre 1948 il sindaco di San Daniele Po inviava alla commissione Tecnica per il Collocamento del Ponte in chiatte, una relazione del Consorzio affermando che solo una collocazione a Isola Pescaroli avrebbe assicurato un congruo collegamento a tutti i principali centri della bassa cremonese tra Cremona e Casalmaggiore, sottolineando in particolare le potenzialità economiche di una simile opera.
Da Roma il 7 settembre 1948 l’avv. Cappi scriveva a Don Martino Aletti la risposta del Ministro Tupini, aggiungendo: “l’importante è che - data la buona disposizione del Ministro - i tecnici dicano che la località migliore, sia pure di poco, sia Isola Pescaroli rispetto Polesine e Zibello”.
Il 20 settembre la Segreteria della Democrazia Cristiana di Cremona scriveva a Don Martino che il Partito ne era direttamente interessato e che la cosa stava prendendo un aspetto politico.
Il 21 settembre 1948 la Commissione si riuniva nella sede di Parma del Genio civile, indicando la possibile acquisizione non di un ponte in chiatte, bensì di due, quello di Cremona più grande, da collocare a Zibello e quello di Piacenza, più piccolo, per Isola Pescaroli.
Il 16 novembre 1948 il sindaco di San Daniele Po, Carlo Damiani, Presidente del Consorzio Pescarolo-Isola Pescaroli, inviava al Ministro una missiva nella quale ribadiva la necessità di un ponte in grado di sostenere il traffico e l’ampliamento economico dell’intera bassa cremonese e Bresciana. Ciò nonostante l’On. Giulio Andreotti  rispondeva informando Don Martino Aletti della decisione ormai presa di collocare il Ponte in chiatte di Cremona a Zibello, facendo transitare la strada di collegamento attraverso il comune di Pieve d’Olmi.
Don Martino era tornato da Roma con le pive nel sacco; dall’altra sponda un altro parroco, Don Celso Ghiozzi di Zibello, pareva averla spuntata ottenendo il ponte su chiatte proprio davanti alla sua parrocchia parmigiana.
Trattative politiche e screzi “da prete” si susseguono per alcuni anni finché il Po decise di porre fine ai litigi inondando la golena con la piena del 1951. Le chiatte vennero messe a riparo ma il consorzio decise di sciogliersi impossibilitato a trovare un comune accordo.
Al suo posto si costituì, nel 1962 un Consorzio interprovinciale, formato dalle Provincie di Parma e di Cremona e dai comuni di Roccabianca e San Daniele. L’idea fu quella di riallineare le chiatte salvate e di impostare un progetto di traghetto che trovò consenso da parte della Prefettura e delle provincie che assicurarono un contributo per il funzionamento del traghetto stesso.
Se non si fossero incontrati tutti quegli ostacoli, il Consorzio Pescarolo-Isola Pescaroli avrebbe potuto usufruire della legge 22 novembre 1962, n. 1708, approvata dal governo, che stanziava oltre 5 miliardi di lire per sostituire tutti i ponti in chiatte con più stabili ponti in cemento armato.
Fu invece solo nel 1969 che l’Amministrazione provinciale di Parma iniziò la progettazione ottenendo, grazie all'ex sindaco Cav. Tonna, un primo stanziamento da parte del governo di circa 1 miliardo di lire per la costruzione del ponte.
L’Impresa Lodigiani di Milano si era aggiudicata l’asta per l’assegnazione dei lavori pubblici per la realizzazione del nuovo ponte ma l’inizio dei lavori venne ritardato subito di due anni per la forte opposizione da parte di un’altra Impresa rivale.
I finanziamenti delle due Regioni e delle Provincie di Parma e Cremona arrivarono molto lentamente rispetto al forte aumento dei prezzi; tuttavia la ditta Lodigiani non sospendeva i lavori portandoli a termine con la garanzia e sicurezza di pagamento degli Enti Pubblici.
Il Ponte venne inaugurato l’8 marzo 1980: 65 campate, 213 pali, 18.000 mc. di calcestruzzo e Kg. 2.506.537 di ferro e acciaio.
Al completamento dell’opera il “Risveglio” in data 15 settembre 1979 scriveva: “Il ponte è ben fatto, è solido e imponente; le travi in cemento pesano 900 q. l’una e formano una campata che poggia su tre grossi piloni, anziché su un monoplano come si usa oggi con una struttura semplice. Le pile in acqua sono doppie e perciò la pesante travatura è sostenuta da ben 6 pali o pilastri che sono enormi cilindri, che fanno ricordare le grandi colonne degli antichi templi (…).
Il Ponte che inizia a Isola Pescaroli e finisce a Ragazzona passando per la frazione di Pieveottoville di Zibello, è lungo 2513 m”.
(Amos Aimi e Aldo Copelli, 1989. Breve storia del Ponte sul Po di Isola Pescaroli-Ragazzola. Pagine padane N.1. A cura de "Il Risveglio").
2 maggio 2017 il Ponte, che versa in pericolose condizioni di instabilità strutturale, dopo un troppo prolungato periodo privo di manutenzioni straordinarie, deve essere restaurato profondamente. 
Come accaduto durante tutta la sua storia dal 1919 al 1980, anche oggi discussioni, aspirazioni politiche, screzi e trattative si susseguono complicate per stanziare fondi ed iniziare i lavori di sistemazione.
La passata storia travagliata si presenta avvincente. Nomi importanti come Don Martino Aletti, il sindaco Tonna e il sindaco Carlo Damiani sono stati determinanti per giungere alla progettazione e alla realizzazione del Ponte. La situazione politica è profondamente mutata da allora, ma le dinamiche, seppur meno nobili e chiare, appaiono ancora le medesime.
Quello che verrà detto domani 18 aprile 2017 sul Ponte Giuseppe Verdi da una aggregazione dei sindaci di San Daniele Po, Roccabianca e Zibello, sarà una richiesta di intervento strutturale di buon senso. Non è possibile intervenire drasticamente chiudendo il ponte per diversi mesi. Ciò che sottolineava Angelo Tonna nel 1947 del pericolo di vedere oltre 400 giovani padri di famiglia disoccupati a causa della non volontà a procedere col ponte in chiatte, mettendo in crisi l’economia locale, è ciò che ancora oggi toglie il sonno ai tre sindaci coinvolti nella presente trattativa. Mentre prima del ponte si susseguivano ipotesi di sviluppo economico, oggi queste ipotesi sono una chiara realtà che una chiusura più o meno prolungata può mettere a repentaglio.
Intervenire sul ponte è indispensabile, pensare ad un intervento capace di coniugare sicurezza, efficienza nei lavori e tutela dei cittadini e delle economie, da parte delle Provincie e delle Regioni, è tassativamente necessario.

Il 26 aprile 2017, in Regione Lombardia a Milano si svolgerà un tavolo congiunto tra comuni, provincie e regioni al fine di trovare una soluzione capace di accontentare tutti. Sperando che la necessità dei cittadini prevalga su tutto.

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