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Visualizzazione dei post da febbraio, 2007

D’ogni vita intensamente vissuta nulla andrà mai perduto...

Se n’è andato pochi giorni fa, in silenzio come era sua abitudine, rapito da un inverno troppo ingombrante che anni fa lo ha forzatamente investito. Una persona sincera, schiva e gentile, determinata ed intelligente col solo difetto di esser troppo accondiscendente verso invadenze spesso deleterie. Lo ammiro da sempre con la convinzione che far tesoro della sua esperienza sia un arricchimento essenziale nella vita di un uomo e di un naturalista. Pochi racconti, qualche parere strappato, occhi profondi come la vita trascorsa ed una solidità che solo l’inesorabile trascorrere del tempo ha saputo minare. Un racconto di poche parole alla memoria di un uomo la cui vita ricorda l’incessante attività del fiume. Unitevi amici di fronte ad un bicchiere di rosso nostrano proprio come avremmo fatto in compagnia di Carlo.

LUCY

Prima di allora, tutto quanto appariva incompleto, stanco, apatico, privo di quel cambiamento che soltanto un nuovo elemento chiave può improvvisamente portare. E’ arrivata pochi giorni fa attesa da lungo tempo ma inaspettatamente, portando subito una ventata di euforia e di cambiamenti radicali nell’ormai apatica condizione di vita. E’ l’anello di congiunzione per antonomasia, l’impercettibile goccia nell’oceano del processo evolutivo dell’uomo. E’ arrivata in silenzio, improvvisamente, nell’inconsapevolezza generale, ed in pochi istanti ha rivoluzionato piacevolmente la vita. Un dualismo eccitante ed imprevedibile, caratterizzato da repentini ma prevedibili cambiamenti espositivi ed altrettanto repentini ma fortemente inimmaginabili cambiamenti personali. Ma Lucy è questo, e già conoscevo cosa avrebbe portato. In molti l’attendevano, chi chiede di conoscerla, chi indaga più o meno discretamente, chi ne parla per sentito dire e chi azzarda giudizi senza averne nemmeno sentito parlar

LA MATTANZA...

Non credo sia follia, penso più che altro che si tratti della consapevolezza dell’esistenza di un confine e della possibilità di superarlo, di prevaricare verso una realtà ormai trascorsa, raggiungibile soltanto ricongiungendo rari ed occasionali capisaldi che dal fiume sporadici riemergono. Come molti atri giorni sono appostato in riva al fiume, in un “rifugio” virtuale perché psicologico, uno spiazzo sterrato meta domenicale di chi cerca tranquillità e la sola compagnia del fiume, in un misto di nebbia e pace che diviene dualismo temporale non appena ci si affaccia sull’acqua. Pochi curiosi su un lato, qualche pescatore sull’altro, una poiana appostata, qualche gheppio in caccia, stormi di piccioni che fuggono dalla messa domenicale e poi la corrente, lenta, instancabile, malata ma ininterrotta, nello scorrere lento ed inesorabile di un fiume che evolutosi nel tempo, è rimasta l’inaffidabile, impassibile, pericolosa ma necessaria risorsa per la valle. Ci si affaccia su di esso dal ri