"Connessione zoologica" è la nuova collezione
zoologica del Dipartimento SCVSA realizzata con finalità didattiche ed
espositive. Essa è collocata nel plesso di Biologia dell'Università degli Studi di Parma, in vetrine verticali in un
ambiente di passaggio, nel luogo di collegamento tra due ambienti del plesso.
Un passaggio tra due settori, un corridoio tra due modi di vedere il Museo, un
tramite per descrivere l'evoluzione museale naturalistica attraverso
l'evoluzione della collezione didattica.
Così come percorrendo la Connessione zoologica si
passa da un settore all'altro dell'edificio, soffermandosi ad osservare la
collezione si comprende il collegamento tra il passato della museologia
naturalistica e l'attuale.
Da un settore all'altro, da un tempo all'altro,
dalle wunderkammer al museo moderno, dalla fisicità degli oggetti alle
descrizioni online.
Connessione zoologica è la musealizzazione in
chiave moderna di una vecchia e statica collezione didattica divenuta tramite,
passaggio, luogo fisico e virtuale.
La collezione ha avuto origine negli anni ottanta-novanta. Non
vi sono informazioni scritte sulla storia della collezione che manca di un
registro. Dall'analisi dei reperti si è dedotto che essa sia stata realizzata
aggregando, ad un nucleo di esemplari provenienti dal Museo di Storia Naturale
dell'Università, reperti provenienti da campionature e acquisizioni a scopo
educativo.
Il conclamato stato di degrado in cui versava la
collezione era evidenziato prevalentemente da esemplari danneggiati, non
adeguatamente etichettati, in contenitori differenti, dalla mancanza di un
ordine di esposizione comprensibile, dall'allontanamento dal nucleo principale
degli esemplari conservati in liquido, isolati a causa della tenuta dei contenitori
con conseguenti perdite di conservante per evaporazione e di esemplari
originariamente in liquido rinvenuti mummificati.
L’opera di musealizzazione è iniziata nel 2018 a
seguito della volontà di alcuni rappresentanti del personale dell’Università,
di migliorare l’aspetto del plesso.
Tale opera è frutto del lavoro di tesi di Valentina
Catelli del corso di Laurea Magistrale in Ecologia e Conservazione della
Natura, sotto supervisione del Professor Davide Persico, della Professoressa
Alessandra Mori e della Dott.ssa Cristina Castracani. Ha contribuito al
progetto Beatrice Giardina mediante il lavoro svolto durante il tirocinio di
tesi e lo svolgimento della Tesi di Laurea Triennale in Scienze della Natura e
dell’Ambiente.
L'esposizione proposta è caratterizzata da una
disposizione simmetrica delle vetrine verticali tale da ospitare, nella sezione
centrale (contornata in rosso), la ricostruzione di una wunderkammer. Queste
stanze delle meraviglie, considerate l'embrione da cui si originarono i musei
naturalistici, si sono evolute in esposizioni ordinate secondo un criterio
sistematico. Questo concetto evolutivo è espresso, nell'esposizione, dal centro
verso l'esterno della disposizione, dove l'apparente caos delle mirabilia trova
progressivamente un ordine nelle esposizioni laterali, pulite, immediate e con
spiccata attitudine didattica.
Le Wunderkammer ebbero un notevole sviluppo nel
XV°secolo e nei due secoli successivi grazie alle esplorazioni geografiche che
contribuirono ad importare in Europa esemplari esotici di animali, piante,
minerali e manifattura. La loro evoluzione da gabinetto personale delle
curiosità a museo naturalistico, avvenne gradualmente dal 1700 al 1800 quando
con l'avvento dell’Illuminismo nacque l’esigenza scientifica di un ordinamento
sistematico degli esemplari conservati.
Con l'introduzione della sistematica zoologica e
botanica ad opera di Carl Von Linnè (1707-1778), anche le wunderkammer
sentirono l'esigenza di un adeguamento ai tempi. Gli esemplari bizzarri e
curiosi vennero rimpiazzati da collezioni ordinate tassonomicamente e con
valenza di ricerca scientifica ed esposizione didattica. Un chiaro esempio di
questo processo fu condotto da Lazzaro Spallanzani prima nella sua casa di
Scandiano (RE) e poi all'Università di Pavia. È a questo punto che nascono i primi veri musei
naturalistici, basati sulle Wunderkammer ma anche sulle collezioni accademiche
dove, grazie soprattutto alla separazione tra arte e natura, le collezioni
cominciano ad essere caratterizzanti. Nel 1775 con la separazione tra arte e
scienza viene istituito l’Imperial Real Museo di Fisica e di Storia Naturale,
poi chiamato “Specola”, che costituisce il primo vero museo scientifico del
mondo, dotato di vaste collezioni e, soprattutto, aperto ai cittadini. I musei
di storia naturale continuano tuttora la loro evoluzione rinnovandosi e
aggiornandosi.
Dallo “Scarabattolo” di Domenico Remps ha preso
ispirazione l'allestimento proposto in "Connessione zoologica". Lo
scarabattolo è una sorta di piccolo armadio per oggetti di particolare valore
artistico e naturale. In pratica è la presentazione, su tre ripiani, di un
mondo di “naturalia e artificialia”, con molti oggetti che facevano parte delle
collezioni medicee. Quella che si propone è un'esposizione naturalistica
simmetrica, incentrata sul concetto di wunderkammer, vero nucleo embrionale di
sviluppo dei musei naturalistici.
All'interno di queste camere gli oggetti venivano
disposti secondo un criterio apparentemente caotico che rifletteva i gusti del
proprietario. Importante era che tali oggetti fossero particolari, strani, in
grado di sbalordire e impressionare il visitatore. La loro magnificenza stava
nella vastità della collezione, nell'unicità dei reperti, nell'esotico, nello
sconosciuto. Tanto più la collezione era vasta e impressionante, tanto più la
magnificenza e la potenza del proprietario erano esaltate.
Nella riqualifica della collezione sono state
utilizzate tecniche come la preparazione in liquido (acqua e formalina al 10%).
Si può notare che la maggior parte dei campioni presenta una colorazione rosacea
uniforme nonostante gli animali in vita avessero livree diversificate e
talvolta sgargianti. La causa di questo deterioramento è da ricercarsi nella
concentrazione eccessiva di formalina all’interno della soluzione di
conservazione originaria. Le operazioni di restauro, in questi casi, non
possono restituire i colori originari all’animale; le uniche azioni possibili
sono state il lavaggio sotto acqua corrente con asportazione delle parti
deteriorate e la sostituzione del liquido con una soluzione corretta (formalina
10%). In alcuni casi è stato possibile mantenere il contenitore originale.
Negli esemplari tassidermizzati si è proceduto a
ricostruire parti mancanti, a eliminare incrostazioni di vernice dovute a
restauri inappropriati, a levare la polvere accumulata, la cristallizzazione di
pomata arsenicale e ripristinare le colorazioni perse nel tempo a causa di esposizione
inappropriata alla luce. Sono state applicate quindi differenti tecniche di
restauro in base al problema.
Vi sono inoltre esemplari preparati a secco poi inseriti
nelle apposite teche di vetro. L’essicazione è stata preceduta da un lavaggio
in acqua dolce e da immersione in alcol al 70% per qualche ora. Per questi
campioni l'azione di restauro è stata minima e poco invasiva. Sono state
restaurate anche le teche storiche.
Per le parti scheletriche esposte, il restauro si è
basato solo sul lavaggio ed il consolidamento di parti fragili o staccate.
L’intera collezione è stata infine musealizzata. Musealizzare
significa raccogliere, ricoverare, catalogare e disporre, secondo un criterio
definito, una collezione in un luogo adibito, sia esso un museo oppure una
sezione espositiva. Nella collezione i reperti sono stati classificati,
identificati e catalogati per la creazione di un database cartaceo e digitale,
elemento imprescindibile per la conservazione della collezione nel tempo. L'ostensione
è stata realizzata seguendo un doppio criterio espositivo: l'evoluzione del
museo nel tempo (dalla wunderkammer al museo naturalistico) e la sistematica
zoologica. Ogni reperto esposto, etichettato, rappresenta una specie descritta
online, attraverso un accesso garantito da QR code collocati su ogni scaffale.
Le stampe a corredo dell'esposizione provengono dal ritrovamento di una
catalogo zoologico antico artisticamente apprezzabile.
Bibliografia
Catelli V., 2020. Approccio scientifico
alla riqualificazione della collezione didattica zoologica del Dipartimento
SCVSA dell’Università di Parma. Tesi di laurea magistrale in Ecologia e Conservazione
della Natura (UNIPR).
Giardina B., 2019. Riqualifica di una
collezione zoologica didattica. Tesi di laurea triennale in Scienze della
Natura e dell’Ambiente (UNIPR).
Cipriani C., 2006. Appunti di museologia
naturalistica. Ed. Firenze Univ. Pres.
Daverio P., 2011. Il museo immaginato. Ed.
Rizzoli
Zangheri P., 1981. Il Naturalista:
esploratore, raccoglitore, preparatore, imbalsamatore. Ed. Hoepli
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