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Questo post riporta una breve indagine paleontologica finalizzata a colmare un vuoto tassonomico che in rete è quanto mai evidente.
Si tratta di un’indagine a riguardo di cheloni, in particolare tartarughe palustri fossili della Florida.
Si tratta di un’indagine a riguardo di cheloni, in particolare tartarughe palustri fossili della Florida.
In alcuni siti commerciali, specializzati e non, è facile imbattersi in ossi fossili più o meno disarticolati provenienti da scheletri di tartarughe. Generalmente i resti più commerciati, perché più ricercati, sono le piastre di carapace localizzate sulla linea mediana del corpo dell’animale, lungo la colonna vertebrale per intenderci.
Molto ricercate e quindi
disponibili sul web o dai commercianti di fossili sono le placche nucali per la
loro morfologia caratteristica e curiosa
Di forma più o meno esagonale, presentano superficie variabilmente ornamentata in funzione della specie d’appartenenza e del grado di maturità
dell’individuo.
Nuchal plate ( Glyptemmys sp.), Bone Valley, Florida. Fossile acquistato al Verona Mineral Show. |
Il fossile oggetto del corrente
post è stato acquistato recentemente al Verona Mineral Show, ed è un esemplare
della tipologia più diffusa, costituito appunto da una placca nucale. Esso
manifesta spessore anche di 10mm, con ornamentazioni distali pronunciate e
spigoli vivi, caratteristica che lascia presupporre una tartaruga con carapace
spigoloso, ornamentato; una specie predisposta al mimetismo.
La morfologia generale, unita alla superficie piana o poco inclinata
dell’elemento di carapace, lascia presagire una morfologia tipica delle
tartarughe palustri, o d’acqua dolce.
L’analisi sommaria eseguita sul grado di fossilizzazione, suggerisce
trattasi di un fossile recente, certamente pleistocenico: determinazione
supportata anche dalle informazioni reperibili sul web nella descrizione di
provenienza di fossili analoghi in commercio.
L’obiettivo dell’indagine, e di questo post, è quindi quello di
individuare un taxa d’appartenenza del fossile acquistato, cercando di colmare
quel vuoto che si manifesta quando si cerca di determinare tassonomicamente
questi o simili resti. Generalmente, infatti, la dicitura che accompagna i fossili è unicamente "placca nucale di tartaruga",
senza alcun riferimento tassonomico.
L’indagine effettuata si è basata esclusivamente su di una comparazione
morfologica, ricercando omologie strutturali tra il fossile in esame ed i
carapaci di tartarughe viventi americane. La comparazione, complicata dalla
copertura cornea dei carapaci di organismi viventi e dalla morfologia variabile
in funzione dell’età biologica degli individui e dal sesso, è subordinata anche
all’esistenza attuale della medesima specie fossile, o di un parente prossimo.
Dopo svariate comparazioni si è arrivati a identificare nella specie Glyptemmys (Clemmys) insculpta un
analogo vivente.
Chiamata anche Wood turtle, la Glyptemmys
insculpta è una tartaruga endemica americana. Il carapace raggiunge una
lunghezza massima di 20 cm, e le placche del carapace vanno incontro,
specialmente negli individui adulti, ad una piramidizzazione naturale, che
conferisce al guscio stesso un aspetto rugoso e massiccio, ornamentato sui
margini. E’ una tartaruga di abitudini acquatiche o semiacquatiche, si nutre
infatti sia in acqua che su terra.
Tralasciando in questo post ogni caratteristica fenotipica relativa
alla livrea, perchè non ha alcuna ricaduta sulle determinazioni scheletriche
necessarie per l’indagine, si focalizza invece l’attenzione sulla morfologia
dellaplacca nucale, costituita da una prominenza mediana centrale marcata e da
parti laterali ricurve e spesse, omologie facilmente identificabili sia nella
specie vivente sia nel fossile in esame.
La diffusione di questa specie è limitata al nord est degli Stati Uniti
e sud est del Canada, in un’area caratterizzata da un clima freddo d’inverno e
mite d’estate. Si tratta quindi di una specie adattata a condizioni climatiche
molto diverse dalle odierne della Florida dove invece sono molto abbondanti i fossili:
resti che si rinvengono abitualmente in sedimenti e zone paludose assieme a
resti faunistici etichettati come di “Epoca Glaciale”.
La deduzione che emerge da tutte queste considerazioni quindi, riguarda
lo spostamento di areale effettuato dalla specie, dovuto all’avanzamento e
successivo arretramento dei ghiacciai continentali pleistocenici sugli Stati
Uniti: in piena glaciazione la specie era relegata a sud del continente nord
americano, nell’attuale florida e regioni limitrofe; all’arretramento dei
ghiacciai invece, col conseguente cambiamento climatico, la specie si è diffusa
a nord occupando la regione dei laghi.
E’ difficile dire con certezza se trattasi proprio della stessa specie
o di una varietà di essa, tutti gli elementi finora elencati consentono però di
attribuire al fossile, con buon margine di certezza, una appartenenza al genere
Glyptemmys.
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