Questo manufatto, rinvenuto nel Norfolck, risalente al Paleolitico inferiore (250.000 anni fa), è stato preso come dimostrazione di una ricerca estetica da parte dell’uomo preistorico fin dai suoi arbori.
Nell’ascia a mano fotografata sopra, oltre alla notevole centralità del fossile,
c'è il fattore altrettanto interessante della sua simmetria. Come la stessa ascia,
anche la conchiglia fossile presenta una simmetria bilaterale(Superfamiglia Pectinacea), che coincide con quella del
manufatto. Infatti, il guscio del fossile, può essere considerato in
allineamento simmetrico all’interno del manufatto con l’umbone puntato esattamente
nella direzione opposta a quella della punta dell’ascia. Questo allineamento
simmetrico tra fossile e artefatto suggerisce un profondo interesse per la
ricerca di simmetria bilaterale che va dall’orientamento del fossile fino alla forma
amigdaloide a mandorla o a goccia dello strumento.
Questi indizi di ricerca sono estremamente significativi ed offrono un raro
esempio dimostrativo di quanto la simmetria sia da sempre stata ricercata nelle
amigdale acheuleane. Numerose infatti sono le citazioni relative alla forma
bilaterale simmetrica delle asce a mano come uno dei primi segni di interesse
estetico. Allineamenti simmetrici sono stati notati in altri reperti di questo
periodo di tempo (Bednarik, 1988: 99).
John Feliks, nel suo lavoro “The
Impact of Fossils on the Development of Visual Representation” (1998),
sostiene, grazie alla corposa trattazione geometrica di seguito riassunta, di
aver dimostrato l’esistenza di una volontà ben precisa nella realizzazione del
manufatto e nella conservazione del fossile,come fosse, quest’ultimo, una icona
da conservare con finalità estetiche o forse anche rituali. Egli sostiene
inoltre che vi sia stato anche un riconoscimento, da parte dello scheggiature, del
fossile quale resto di un organismo vissuto nel passato, in questo caso un bivalve
pectinide.
Studio Geometrico
1 (fig. 2a):
1.) Nel triangolo ABC, la mediana AL taglia praticamente in due l'umbone del
guscio fossile.
2.) Il segmento BN e il segmento CM intersecano 1mm sotto l'umbone proprio
sopra la mediana AL.
3.)T è il punto in cui tutte le tre mediane incontro, e si si trova
"sotto" l'umbone della conchiglia fossile. In questo modo il guscio risulta rivolto direttamente verso
baricentro T.
4.) Punti medi M e N, in cui le mediane BN e CM intersecano i lati opposti
dei loro vertici, intersecano il bordo esterno della conchiglia fossile.
Quindi, il triangolo formato da M, N e T è direttamente sovrapposto alla conchiglia
fossile. Si noti inoltre che le mediane BN e CM seguono le linee radianti delle
coste di ornamentazione del guscio fossile [come fa anche mediana AL].
5.) Linea GH, disegnata attraverso il centro del guscio fossile, divide
l'ascia in due parti di uguale perimetro. Queste due parti, per comodità, sono
chiamate AGH "triangolo", e GBCH "quadrilatero".
Specificamente, il contorno del "triangolo" creato seguendo il bordo
esterno dell’ascia a mano è di circa 241 millimetri. Il contorno del
"quadrilatero" creato seguendo il bordo esterno dell’ascia è anche
approssimativamente 241 millimetri.
Geometrico Studio 2 (fig. 2b):
1.) Quando
un'immagine dell’ascia a mano è divisa longitudinalmente in due metà di pari superfice
(circa 37,5 centimetri quadrati ciascuno) la bisettrice WX attraversa il
manufatto direttamente sopra l'umbone del guscio fossile.
2.) Quando
l'ascia è suddivisa in quattro parti di superficie pari (circa 18,75 centimetri
quadrati ciascuno) si individua il centro geometrico R. Questo punto centrale coincide
con il punto centrale dell'ellisse suggerita dalla porzione lisciata del guscio
fossile.
3.) Se una linea (PQ)
è disegnata dal punto R attraverso il centro del umbone del guscio fossile, il
guscio è diviso in due parti uguali vicine [come immagini speculari
stessa ascia]. Linea PQ attraversa anche il punto T (determinato in
fig. 2a). Tracciando una linea tra il centro geometrico
R ed il punto T, questa segue le linee ornamentale centrale della conchiglia
fossile.
Le conclusioni di
Feliks sono state messe in dubbio più volte, nella misura con la quale diversi
ricercatori hanno sempre teso a considerare l’uomo primitivo un "arcaico" meno
intelligente del sapiens attuale. Questo aspetto tocca un post che presentai
mesi fa (http://www.anellomancante.blogspot.it/2012/03/arcaica-modernita.html),
in cui si asseriva l’esatto contrario.
Mentre da sempre vige la convinzione
diffusa che la suddivisione del Paleolitico in inferiore, medio e superiore,
eseguita essenzialmente attraverso le industrie litiche, rifletta anche
importanti differenze evolutive nella specie umana, in particolare tra i sapiens
“moderni” e gli “arcaici”, in realtà molti degli attrezzi del Paleolitico
inferiore e medio trovati in Europa e altrove variano all’interno di una
ristretta gamma di forme semplici, tanto che scheggiatori dei giorni nostri
riescono, con attrezzature e motivazioni adeguate, a riprodurne copie in pochi
minuti, a volte addirittura in pochi secondi.
L’ipotesi che vi
siano stati esseri umani di aspetto moderno ma dalle capacità comportamentali
significativamente diverse dalle nostre non è sostenuto né da principi di
uniformità, né dalla teoria dell’evoluzione, né dalla documentazione
archeologica. Non ci sono, in giro per il mondo, popolazioni di H. sapiens le
cui capacità di variazione comportamentale siano soggette a vincoli biologici.
E nemmeno ci sono ragioni per pensare che siano esistiti in passato H. sapiens
arcaici dal punto di vista comportamentale.
Bisogna smettere
di guardare agli artefatti come espressione di un qualche stato evolutivo e
cominciare a vederli come prodotti secondari di una strategia comportamentale,
sia essa di sopravvivenza o artistica. E se anche i nostri antenati avessero avuto degli status symbol (?).
Bibliografia
Feliks, J. 1998. The Impact of Fossils on the Development of
Visual Representation. Rock Art
Research 15: 109-134.
Shea J., Le
Scienze, Marzo 2012
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