I nannofossili sono frammenti calcarei di alghe
unicellulari marine per la maggior parte appartenenti al gruppo dei
coccolitoforidi, anche se numerose specie estinte sono ancora incertae sedis. La scoperta biologica
dei coccolitoforidi e la loro importanza paleontologica e stratigrafica sono da
imputare ad una serie di eventi e d'intuizioni scientifiche, in alcuni casi
anche fortuite, che ebbero inizio nel 1840 con Christian G. Ehrenberg
(1795-1876), il padre della Micropaleontologia.
Ehrenberg, fu un pioniere
nell’osservazione e nella descrizione di numerosi gruppi micropaleontologici
come i dinoflagellati, le ebridie, i silicoflagellati e gli acritarchi,
estendendo poi i suoi studi alle diatomee, ai radiolari, ai foraminiferi, alle
spicole di spugna, agli pteropodi, agli ostracodi, ai fitoliti, ai pollini e
quelli che sarebbero poi stati definiti “coccoliti”. Oggetti ellittici,
discoidali, ad anello, con anelli concentrici sulla superficie, così Ehremberg
parlò per la prima volta dei coccoliti ma, inspiegabilmente in contrasto con
gli altri microfossili descritti, egli attribuì loro una natura inorganica. Nel
1858, gli stessi corpuscoli vengono ritrovati anche dal biologo inglese Thomas
Henry Huxley, durante l'analisi di campioni di sedimenti fangosi marini e fu
proprio Huxley ad attribuire a loro il nome di coccoliti continuando però a
considerarli di natura inorganica.
Il 1858-59 era il periodo della pubblicazione de “L’origine della specie” e sotto la
spinta entusiastica del nuovo pensiero darwiniano diversi scienziati si
dedicarono alla ricerca dei prestigiosi anelli mancanti quali prove
inequivocabili di un processo evoluzionistico, anche Huxley era tra questi. E’
sotto quest'influsso che egli riesamina i suoi vecchi campioni di fango
conservati in alcool, ed influenzato sia da Heakel, con la sua teoria della
Monera primordiale quale progenitore di tutti gli organismi e anello iniziale
della catena evolutiva, sia dagli studi di Wallich e Sorbe sui coccoliti, nel
1868 nota nei suoi campioni, l'esistenza di una sostanza gelatinosa e amorfa al
cui interno scoprì dei coccoliti. Huxley concluse che quella gelatina era la
tanto ricercata Monera e che il coccolite altro non era che il suo scheletro
primordiale. Egli battezzò il suo reperto in onore di Heackel chiamandolo Bathybius haeckelii.
Negli anni successivi al 1872, gli scienziati
della spedizione oceanografica Challenger cercarono invano tracce del Bathybius nella fanghiglia fresca
raccolta dal fondo degli oceani, scoprendo solo più tardi che il Bathybius haeckelii altro non era che un
composto colloidale derivato dalla reazione tra l’alcool di conservazione ed il
fango. Huxley dovette clamorosamente ricredersi, ma nell'errore aggiunse in
ogni caso un tassello importante nello studio dei nannofossili. Da quel momento
in poi, infatti, i biologi accettarono che i coccoliti avessero origine
organica e fossero resti di organismi indipendenti, ma è da far risalire all'opera
di Bramlette e Riedel del 1954, la scoperta della loro importanza
biostratigrafica. Ulteriori passi avanti nello studio dei coccoliti si sono
fatti con l'uso del microscopio elettronico a trasmissione per lo studio dei
nannofossili da parte di Braarud e Nordli (1952) e successivamente con
l'impiego del Microscopio Elettronico a Scansione (SEM), intorno al 1960. Dal
1968 in poi gli studi biostratigrafici a nannofossili calcarei si intensificano
fortemente in seguito all'inizio dei progetti internazionali di perforazione
marina quali il Deep Sea Drilling Project
prima, e l'Ocean Drilling Project successivamente.
Oggi si sa con certezza che i nannofossili calcarei sono resti di alghe unicellulari appartenenti alla famiglia delle Haptoficee. Le loro ridotte dimensioni (2-20 µm), la rapida evoluzione, la forte diversità specifica, l'ampia distribuzione geografica e la forte abbondanza nei sedimenti marini, ne fanno degli ottimi indicatori biostratigrafici.
Oggi si sa con certezza che i nannofossili calcarei sono resti di alghe unicellulari appartenenti alla famiglia delle Haptoficee. Le loro ridotte dimensioni (2-20 µm), la rapida evoluzione, la forte diversità specifica, l'ampia distribuzione geografica e la forte abbondanza nei sedimenti marini, ne fanno degli ottimi indicatori biostratigrafici.
(Calcareous nannofossils)
(Coccolite (Pontosphaera wallacei Persico, 2013))
Commenti
Posta un commento
ATTENZIONE:
I COMMENTI OFFENSIVI, VOLGARI O PUBBLICITARI VERRANNO ELIMINATI.
I COMMENTI ANONIMI VERRANNO ELIMINATI.