Passa ai contenuti principali

L'ORTO BOTANICO DI PADOVA, IL PIU' ANTICO DEL MONDO (Recensione documentata storicamente. Ogni parere o giudizio qui espresso è frutto esclusivamente di valutazioni e considerazioni personali)

E’ il primo orto botanico universitario del mondo e risale al 1545. Venne realizzato in un’area precedentemente appartenuta ad un monastero benedettino dove già si coltivavano piante medicinali.
L’impianto architettonico testimonia la ricerca dell’equilibrio e la perfezione formale della cultura umanistica. L’Orto botanico fa parte dell’Università di Padova fondata nel 1222 ed oggi è patrimonio dell’Unesco rappresentando un’attrazione turistica di primo piano della città.

Esso è strutturato in due parti ben distinte: la parte antica, monumentale, architettonicamente in linea con la sua prima vocazione, e la seconda, modernissima, struttura all’avanguardia dove ricerca e divulgazione scientifica esaltano l’intero complesso divenendo bene attrattivo di primo piano.

E’ il giardino universitario più antico del mondo che abbia conservato l’ubicazione e la struttura architettonica originali. Nel 1997 è stato incluso nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Transitando per il Ponte delle Priare e per il nuovo centro visitatori, rappresentato dalla biglietteria e dal workshop, si accede, dopo essersi muniti di ticket e di guida cartacea (o scaricando la specifica applicazione per smartphone) al giardino che ospita più di 6000 esemplari e 3500 specie, fra cui si annoverano piante medicinali, insettivore, velenose, succulente, acquatiche e ornamentali.
La disposizione dell’orto antico è architettonicamente strutturata secondo una doppia circonferenza concentrica, all’interno della quale è inscritta un’area quadrata suddivisa da due sentieri perpendicolari in 4 quadranti, ognuno denominato a tema.
Le essenze sono tutte rigorosamente etichettate con nome volgare, nome latino, autore che ha istituito la specie e scrittura braille per ipovedenti. Le radici arcaiche dell’orto dapprima benedettino, poi universitario sono lampanti con la ringhiera in ferro battuto che delimita i settori e con la disposizione in “piazzole” individuali delimitate da cordoli secondo una simmetria riempitiva dell’architettura principale. All’esterno del giardino circolare vi sono essenze d’alto fusto, molto antiche, alcune sostenute da supporti e mantenute vitali dal sapiente lavoro di giardinieri e botanici che vi operano. Straordinaria è la percezione, di fronte a questi esemplari “senescenti” dello sforzo preciso e accurato col quale gli operatori consentono agli esemplari di controbilanciare col movimento impercettibile e prolungato nel tempo dei rami, il tronco cavo ormai indebolito. La cultura della conservazione, tipica di qualsiasi ente museale attento alle proprie funzioni emerge straordinariamente.
Conservazione dell’architettura originaria, tutela degli esemplari conservati, fanno da sfondo alla spiccata varierà di piante, arbusti e erbe che caratterizzano il giardino “vecchio”. Piacevole osservare gli animali che trovano rifugio e benessere nel giardino, da alcuni mammiferi, ai molluschi polmonati fino ai numerosissimi insetti. Considerando che l’orto è situato in pieno centro città, questa qualità non è assolutamente trascurabile.
Attrazione nell’attrazione la palma che ispirò Goethe, piantata nel 1585 e conservata prima da Roberto De Visiani ed oggi collocata in una serra protettiva individuale tra la circonferenza dell’orto e il Museo.
Annesso al Giardino vecchio si trovano il Museo dell’erbario e la biblioteca.

Dalla parte antica, costellata di etichette tutte uguali per schema e struttura e ordinamento, si passa attraverso un passaggio nel verde, sull’acqua e adiacente a costruzioni antiche nel nuovo “Giardino della biodiversità”.
Questo nuovo settore, dislocato su di una superficie di oltre un ettaro è rappresentato da serre in vetro e acciaio smaltato di bianco, visitabili con camminamenti a terra e sopraelevati, annesso al quale si trovano la sala congressi ed i vari servizi.

La biodiversità, cioè l’insieme delle specie è generata dal processo dell’evoluzione, cosicché, attraverso un corridoio buio nel quale schermi multimediali con audio descrivono la teoria e raccontano dell’evoluzione delle piante, della loro conquista nel tempo delle terre emerse, si passa letteralmente sotto la celebre frase finale de l’Origine delle specie trovandosi di fronte una realistica copia di una palma fossile oligocenica Latanitex maximiliani (De Visioni, 1867), ospitata nel Museo di Geologia dell’Università e rinvenuta a Solstizzo (Vi), testimoniante il tempo in cui, le terre al posto della nostra penisola si trovavano sottoposte a climi tropicali.
E un’esplosione di biodiversità tropicale accoglie appunto il visitatore che ha percorso il corridoio d’accesso, con “innumerevoli forme, bellissime e meravigliose” (Darwin, 1859) ad accoglierlo in un clima caldo e umido, irrorato in maniera sincronizzata con acqua nebulizzata capace di mantenere questi magnifici esemplari rigogliosi e vitali anche in nord Italia.
Le serre, suddivise in quadranti possono essere percorse in lungo e in largo per ammirare le particolari specie esotiche, dalle palme, ai banani, fino alle orchidee e alle bromeliacee pensili o parassite. Un concentrato di verde intenso, costellato di fiori dai colori sgargianti e dalle forme sconosciute.

Come nel settore antico, dove ogni quadrante rappresenta un tema, anche nel giardino nuovo ogni serra contiene piante tematiche, riassunti latitudinali che caratterizzano la flora dei differenti continenti del nostro pianeta. Ogni settore, vasto, presenta nei punti di passaggio luoghi di sosta e svago dove i visitatori possono riposare in attesa di affrontare una nuova esperienza.
Complessivamente il Giardino della biodiversità si presenta come un centro di ricerca nel quale la divulgazione scientifica si svolge con mezzi tradizionali come etichette e pannelli, con materiale multimediale e tecnologico, con modelli in dimensioni giganti, con strumenti interattivi interessanti per gli adulti e ludici per i bambini, con vetrine esemplificative dell’impiego delle piante nella medicina, nell’antropologia, nelle costruzioni, nella preistoria, nell’interazione con gli insetti, nelle applicazioni tecnologiche ed ecosostenibili come il riciclo di materiali e nella ricerca scientifica ad altissimi livelli (es. un filmato racconta come sulla ISS si sono compiuti e si stanno compiendo esperimenti con l’utilizzo di piante).

Fondamentalmente un giardino botanico è un museo dove al posto degli oggetti sono conservati organismi vegetali viventi. L’Orto Botanico di Padova rappresenta in questo contesto un ambizioso traguardo della ricerca universitaria italiana col merito di essere diventato una meta turistica importante e imperdibile.
Tutti i servizi che un museo ha il compito di svolgere in questo Orto sono realizzati in maniera eccellente ed efficace per i visitatori i quali, generalmente provano soddisfazione e desiderio di ritornarvi. Esso rappresenta un’eccellenza dell’Università di Padova ma anche un’eccellenza italiana riconosciuta a livello internazionale grazie all’Unesco.
Unico microscopico neo in tutto questo straordinario successo, ma si tratta di un peccato veniale e facilmente superabile: con Google Map l’ingresso non è adeguatamente segnalato, infatti il navigatore porta sul retro inaccessibile dell’Orto determinando spesso disguidi ai visitatori (Via Sanmicheli). Una migliore specificazione dell’indirizzo preciso dell’ingresso, anche online, aiuterebbe molto (Via Donatello, poi via Orto Botanico).

References
Avanzino A., 2018. L’orto Botanico di Padova. Sagep Editori.
Università degli Studi di Padova, 2014. Il Giardino della Biodiversità. Marsilio Editore.
Angarano A., Baldan B, Marcucci R, Pievani T., Piovan F., Villani M e Zaggia S., 2017. Hortus mirabilis. Ed. Rizzoli
Darwin C. R. 2009. L’origine delle specie. BUR Biblioteca Univ. Rizzoli




































































Commenti