E’ stato ritrovato e consegnato al Museo Paleoantropologico del Po, qualche tempo fa, un preziosissimo fossile di felino, probabilmente di leopardo (Panthera pardus Linnaeus, 1758).
Il
reperto, consegnato al Museo Paleoantropologico del Po con la convinzione che
potesse trattarsi di un osso umano, al quale effettivamente assomiglia, è
risultato invece essere una rarissima tibia di felino.
Da
un’analisi morfologica comparativa eseguita in museo e da un confronto con il
Prof. Martin Sabol, esperto di felini dell’Università di Bratislava che
studierà con me e con Simone Ravara il fossile, si è ipotizzato
che, essendo l’osso di particolari dimensioni (circa 230 mm), questo sia troppo piccolo
per un leone delle caverne e piuttosto grande per un leopardo. L’osso quindi
potrebbe appartenere ad una femmina di leone delle caverne (Panthera Leo spelaea Goldfuss, 1810),
o molto più probabilmente ad un maschio adulto di leopardo appunto (Pantera cf. pardus).
I
risultati dello studio del reperto saranno probabilmente presentati in un poster
all’”International Cave Bear Symposium 2015” presso Leiden, in Olanda il
prossimo settembre.
Il
ritrovamento effettuato da Bandera, si colloca in uno scenario paleofaunistico
nel quale i carnivori, specialmente i felini, risultano poco rappresentati.
Questo dato è imputabile al basso numero di esemplari di predatori rispetto
all’elevato numero di prede (erbivori), e alla scarsità di ossa di ridotte
dimensioni che possono fossilizzare, quindi conservarsi nel tempo. Inoltre c’è
da considerare anche la difficoltà nel riconoscere queste ossa post craniali
che spesso vengono confuse con altre specie, quindi snobbate e non raccolte.
In
questo caso Renato Bandera ha raccolto il reperto, lo ha consegnato al Museo di
San Daniele Po dove, da un confronto comparativo, specialmente con lo scheletro
di un gatto domestico, con immagini di tibie fossili di puma (Puma concolor Linnaeus, 1771) gentilmente offerte da
un collezionista americano, e dal consulto con alcuni studiosi italiani, si è
ristretto il campo alle due specie feline presenti nel tardo Quaternario
padano, il leone speleo e il leopardo appunto. Una biometria sommaria tra lo
scheletro di un leopardo attuale e la tibia fossile ha permesso di dare credito
all’ipotesi leopardo, poi confermata dal Prof. Sabol.
Come
sempre succede, per i fossili del Museo Paleoantropologico del Po, anche questa
volta l’illustrazione della ricostruzione paleontologica è affidata al
paleoillustratore Emiliano Troco di Cividale del Friuli, col quale il museo
collabora già da anni.
Il
reperto, già inventariato nella collezione del museo di San Daniele, va ad
arricchire un importante gruppo di reperti di straordinario valore espositivo e
di importante spessore scientifico. Tra i fossili più prestigiosi ricordiamo
l’unico osso frontale di uomo di neanderthal rinvenuto in Pianura Padana, il
cranio di rinoceronte di Merck più grande d’Europa, e il gigantesco femore di
elefante antico, il fossile più grande mai rinvenuto nei sedimenti del Po.
Fossili unici per stato di conservazione, dimensioni e rarità, nei quali il
Leopardo, unico ritrovamento segnalato nei
sedimenti del Po, troverà giusta e valorizzata collocazione.
(ricostruzione di Emiliano Troco, biro su carta)
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