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FINALMENTE SI E’ ROTTO IL GHIACCIO

Scrutavo la banchisa di fronte alla base da diversi giorni, da quando gli skua iniziarono ad arrivare preludendo alla bella stagione. Nessuna macchia scura sul ghiaccio, nessuna bandierina nera che preannunciasse qualche crepaccio, nulla che potesse far pensare all’arrivo imminente di qualche foca. Poi arriva l’ora del meeting mattutino, il caso vuole che un arrivo anticipato mi spingesse ad ammirare il panorama del mare di Ross, di fronte al rifugio di Scott. Localizzata non lontano, tra una mela e un pistel bully, eccola crogiolarsi al sole con uno splendido manto scuro solo parzialmente picchiettato di macchie chiare. Si rotola quasi immobile, indisturbata da qualche ora. La osservo col cannocchiale, cercando di ipotizzare la via più breve e sicura per raggiungerla. Poco di lato ecco le bandierine scure che segnalano, come confermato poi durante l’avvicinamento, un foro artificiale nel ghiaccio, l’apertura dalla quale la foca di Weddel è fuoriuscita qualche tempo fa. Mi avvicino con un collega, facendo attenzione a mantenere sul ghiaccio le strade battute dagli automezzi cingolati per non incappare in fratture nascoste. Raggiungiamo l’animale da dietro, tossisco per farmi sentire e per non spaventarlo, poi lo aggiro lentamente mostrandomi. A quel punto divarica prontamente occhi e narici, osservando sorpreso ma non particolarmente spaventato. Cerco di avvicinarmi parlandogli piano, quasi per rassicurarlo non col significato delle parole ma con suoni tranquilli. Scatto a raffica decine d’immagini mentre si muove goffamente senza spostarsi o spaventarsi, sapendo che soltanto pochi scatti riserveranno quelle espressioni che impreziosiscono una fotografia naturalistica. Rimaniamo qualche minuto in stretta vicinanza, riesco a spingermi fino ad un metro dopo aver appurato l’estrema e pacifica tranquillità della foca. Circa un’ora per raggiungerla, fotografarla e tornare, nell’eccitazione di un incontro tanto inconsueto e la frenesia di vedere subito il risultato della “caccia”. Molte immagini scattate, tutte buone, ma soltanto poche in grado di far sobbalzare l’osservatore. Un’esperienza apparentemente da poco, vissuta in modo unico, in un continente che non ha affini dove la natura è talmente diversa e restia a mostrarsi tanto da concentrare su di essa ogni tipo d’attenzione.

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