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MC MURDO STATION

28 novembre 2006, McMurdo Antarctica

E’ trascorso ormai più di un mese dall’inizio della missione on-ice. Essendo la mia prima esperienza operativa in un progetto di ricerca tanto importante ed ambizioso decisi inizialmente di documentare con annotazioni, fotografie e documenti qualsiasi aspetto caratteristico. Credo sia la prima volta che in un progetto scientifico si investa una così considerevole somma economica per la comunicazione e i media. Gli staff scientifici sono permanentemente affiancati da un gruppo di insegnanti col ruolo di apprendere e di trasformare la loro esperienza in divulgazione scientifica, si sviluppano siti internet, si raccolgono immagini, si producono documentari filmati, articoli per giornali, guide divulgative, comunicati radio e televisivi. E’ attesa la visita in base della CNN e si è appena conclusa la visita di una rete televisiva italiana. Pochi giorni fa abbiamo ricevuto la visita del ministro della ricerca Neozelandese ed è appena stata pubblicata una lettera informativa sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Nature”. Soltanto questo dovrebbe far comprendere quali interessi economici e scientifici gravitano intorno al progetto di cui l’Italia risulta consistente finanziatore. La somma investita complessivamente dal consorzio ANDRILL è da capogiro, 30.000.000 di dollari americani suddivisi in percentuali di finanziamento corrispondenti a 50% da parte degli Stati Uniti, 25% Nuova Zelanda, 18% Italia, 7% Germania. Dopo oltre 45 giorni di permanenza, se non fosse per le meraviglie naturalistiche che ci circondano, per il sole che ruota perennemente lungo l’orizzonte, per la notte che manca da ormai troppo tempo, per gli animali incredibilmente strani e diversi, sembrerebbe di stare in un campus americano o in un centro comunicazioni dei più tecnologicamente avanzati d’Europa. Mc Murdo è ormai una modernissima realtà affacciata sul Mare di Ross e rappresenta il meglio dal punto di vista delle tecnologie applicate a basi logistiche sul continente. Alle sue spalle, su una collina vulcanica, svetta una sfera enorme, un antenna satellitare per telecomunicazioni, il più meridionale del nostro pianeta. Oltre questo punto le comunicazioni non servono in quanto le uniche persone presenti sono dislocate in poche e piccole basi perennemente in contatto via radio. Se leggete queste righe è perché grazie ad un piccolo computer portatile sono connesso senza l’ausilio di alcun filo ad internet, riuscendo a comunicare in via diretta o in leggera differita con chiunque nel mondo. La base americana, è stata costruita intorno ai primi anni cinquanta, e da allora è andata incontro ad una rapida evoluzione che le ha conferito un aspetto più simile ad un paese che ad un rifugio logistico. Si trovano in base un ospedale, una chiesa, una caserma di pompieri, centraline metereologiche, un aeroporto, piccole serre per la coltivazione di verdure, dormitori per il personale, officine per gli automezzi, una enorme sala mensa, uno shop, un barbiere, una sala computer, e una biblioteca. Scopo della base è servire da supporto logistico per spedizioni scientifiche, pertanto essa è fornita di modernissimi laboratori per la ricerca Di questa base hanno usufruito i migliori ricercatori al mondo interessati di studi antartici e ad essa fanno riferimento tutti i più grandi progetti scientifici polari del dopoguerra. I laboratori di ANDRILL sono collocati in una struttura polivalente che viene allestita tecnicamente in relazione ad ogni singolo nuovo progetto. In questo caso, il piano inferiore dell’edificio del Crary Lab, così si chiama la struttura, rimarrà allestito per almeno due anni ospitando i laboratori nei quali si effettuano gli studi delle discipline geologiche coinvolte. In aggiunta sono stati allestiti laboratori temporanei esterni con lo scopo di ospitare attrezzature di difficile collocazione logistica o che riguardano analisi da effettuarsi non appena il campione viene estratto. Impressionante risulta l’organizzazione della base: compiti suddivisi, personale qualificato per ogni ruolo, attrezzature disponibili, tempistiche rapide, insomma una struttura creata per favorire l’unico vero obiettivo dell’uomo sul continente, la ricerca scientifica. Il funzionamento energetico della base è affidato a generatori a carburante, e soltanto alcune centraline meteorologiche o sismiche operanti fuori dalla base sono alimentate eolicamente. Purtroppo qui esiste il paradosso che pur essendoci vento in abbondanza questo spesso è talmente forte e violento da distruggere facilmente le attrezzature, piegando le pale dei generatori o addirittura sradicandoli e portandoseli via. Anche il sole, che in estate non tramonta mai, scompare a fine stagione, lasciando il continente al buio per circa 8 lunghi mesi. Il rifornimento energetico avviene mediante una nave cisterna che attracca direttamente in base durante la stagione estiva quando il ghiaccio marino stagionale si frantuma per riversare, negli enormi serbatoi che circondano l’abitato, il carburante essenziale per il resto dell’anno. I collegamenti logistici avvengono preferenzialmente con la Nuova Zelanda tramite ponti aerei, C130 per le merci, C 141 per i passeggeri e le merci. Piccoli spostamenti di poche ore di volo sono garantiti da piccoli aerei passeggeri muniti di sci per l’atterraggio sul ghiaccio o da elicotteri sempre attivi e collocati ai piedi della montagna sulla quale è situata la base, proprio di fronte al Crary Lab. Una caratteristica molto evidente che rende questo luogo fuori dal comune è la ricerca spasmodica di sicurezza. Ogni edificio, luogo, strada, automezzo, azione è regolamentato minuziosamente mediante corsi da effettuarsi nel primo periodo di soggiorno nella base e da pannelli informativi apposti ovunque. Esistono istruzioni perfino sulle migliori modalità per lavarsi le mani. L’aspetto igienico sanitario è forse il più curato; in un luogo così freddo, secco e remoto, generalmente non sopravvivono batteri e questo aspetto determina nelle persone che affrontano prolungati soggiorni, abbassamenti delle difese immunitarie. Il nuovo ingresso di personale o la non curanza nei confronti di particolari normative igieniche può portare ad infezioni difficilmente controllabili. La forte prevenzione sanitaria effettuata prima della partenza per la base su ogni individuo, previene comunque la maggior parte dei problemi sanitari. La vita della base è attiva 24 ore su 24, si alterna infatti in turni distinti personale in quasi tutti i ruoli, compresa la ricerca. Ogni settore dipende direttamente da un altro, rendendo la cooperazione un aspetto essenziale per la buona riuscita di ogni operazione. Un aspetto coordinato da regolamenti ma facilmente riscontrabile anche fuori da essi in base. Sentimenti di fratellanza, di accoglienza e di pace che persone di ogni nazionalità riversano generosamente verso chiunque abbia a che fare con loro, come una comunità che si sente isolata in un luogo sperduto, certa che condivisione e aiuto reciproco siano i beni primari per vivere e per sopravvivere.

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